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La "vena impigliata" dell'autore è, almeno in esordio, l'anelito inadempiuto dei suoi sonetti in lingua italiana; "spigliata" è la vena dei preponderanti sonetti in dialetto romanesco (oltre settecento), anche se, a seguito di un apprendistato lungo e strenuo, la vena si rivela sempre più palpitante ed ispirata tanto in italiano quanto in dialetto. Ma la vena non è solo quella dell'ispirazione poetica: essa è anche quella dove scorre il sangue della vita, pompato da un cuore che deve aprirsi alla vita; è la capacità di vivere, che lungo la via, attraverso scorci di natura e incontri con persone, si va sempre più sciogliendo e liberando; è metafora del passaggio inevitabile, ma non scontato, dall'alba alla notte, dal fanciullo all'adulto, dalla "Voce bianca" alla "Voce in capitolo".